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Questa sera ho rivisto una foto del nostro ultimo campo. E’ proprio così che mi piace ricordarti, con il verde dei prati e la Bellezza delle montagne alle tue spalle, con l’espressione serena ed entusiasta di chi ha capito il significato più profondo della vita.
E pensandoci bene è cosi che ti immagino anche adesso, con gli scarponi ai piedi e la voglia di partire per una nuova avventura.
L’avevo scattata io, quella foto. Otto mesi fa. Tu eri voluto venire al campo nonostante tutto, e nonostante tutto avevi trascorso quei giorni travolgendoci tutti con la tua energia e voglia di fare. Allo stesso modo hai proseguito nei mesi seguenti, aiutandomi a programmare le attività attraverso il computer quando la malattia non ti consentiva più di allontanarti dall’ospedale.
Mi ha sempre stupito pensare a come una persona che avrebbe avuto all’apparenza ottime ragioni per lasciar perdere tutto e pensare ai propri problemi, continuasse invece a preoccuparsi dei ragazzi che gli erano stati affidati, ancora prima che a se stesso. Ti ammiravo per questo, e mi chiedevo quanti di noi sarebbero capaci di fare altrettanto.
Quante volte problemi ben più piccoli dei tuoi ci spingono a chiuderci in noi stessi e a dimenticarci di quanto le persone che ci circondano abbiano bisogno di noi. Pure io non credo di essere un ottimo esempio da questo punto di vista...chissà quante volte mi sarà capitato di rispondere "adesso non ho tempo" perché i miei piccoli problemi mi sembrano la cosa più importante del mondo.
Tu invece pochi giorni prima della sedazione ci mostravi con orgoglio il disegno che avevi fatto per il decennale del gruppo, pieno oltretutto di quell’ironia che non tutti si aspetterebbero di trovare in un malato terminale.
Ma probabilmente è stato proprio questo il segreto che ti ha permesso di affrontare la più impegnativa delle tue avventure senza disperarti...
e senza permettere che fossimo noi a farlo.
Quando la mattina del 26 gennaio ho ricevuto la notizia della tua morte, ho provato malinconia per i bei momenti trascorsi insieme, per i campi, per i litigi e per le giornate passate a divertirci come matti insieme a quei pazzi scatenati degli Esploratori; ho provato tristezza al pensiero di non poter piu rivedere un grande amico...ma non disperazione.
Mi sarebbe quasi sembrato ingiusto nei tuoi confronti essere io a disperarmi, dopo aver visto con quanta serenita e fede tu avevi affrontato il tuo ultimo viaggio. Alcuni potrebbero pensare che Christian si comportasse cosi perche non aveva piena coscienza della propria condizione.
Altri che sia riuscito a mantenersi sereno davanti a una prova cosi grande grazie a chissa quali doti sovrumane.
Io credo semplicemente che fosse sorretto da una fede grande e sincera come quella di un bambino, e che avesse fatto sue le raccomandazioni lasciate da Baden Powell nella sua ultima lettera agli scouts: ¡°Il vero modo di essere felici e quello di procurare la felicita agli altri. Cercate di lasciare questo mondo un po' migliore di quanto non l'avete trovato, e quando suonera la vostra ora di morire, potrete morire felici nella coscienza di non avere sprecato il vostro tempo, ma di avere fatto del vostro meglio¡±.
No, Christian, tu il tuo tempo non l'hai sprecato di sicuro.
Buona strada, Christian...
veglia su di noi, e quando le difficolta della vita ci sembrano essere troppo grandi da scalare, chiedi a Dio di donarci la stessa forza e lo stesso entusiasmo che avevi quel giorno sui monti della Valle stretta.

Stefano Costantino