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   28° sottozero! 
 
Mi pare ieri che sentivo all'altoparlante dell'aereo annunciare l'arrivo dell'aeronave Michelangelo 
(un MD 80) sul suolo russo e risuonava familiare la lingua inglese che dava informazioni sulla temperatura esterna e a al suolo, che a mio parere doveva essere pressapoco di 16¡, nuvoloso con vento.
All'atterraggio le prime disconferme: tempesta di neve e temperatura di 16° sottozero. Appurato che il mio inglese era arrugginito, munito di bagagli mi accingevo a prendere un taxi per lo Vnukovo (uno dei tanti aeroporti di Mosca) per recarmi a Rostov, sul Don, destinazione finale del mio viaggio di lavoro.
Persa la coincidenza per colpa delle strade pressoché  inagibili dalla  gran nevicata, riesco a prendere il volo successivo che mi porta a destinazione, in quella che sarebbe diventata la mia nuova città per i successivi tre anni.Il volo era durato circa 1h 45 min. e pensavo che scendendo a sud la temperatura fosse diversa così come il clima, migliore di come mi aveva accolto a Mosca. Secondo rovinoso sbaglio: neve e gelo dappertutto e la temperatura era di -28 gradi. Cominciavo a capire cosa avevano trovato gli italiani nell'affrontare l'esercito russo nella seconda guerra mondiale e capivo cosa voleva dire la frase "Il Generale Inverno". Ne   passato di tempo prima di abituarmi alle condizioni avverse del clima e penso che non avrei mai apprezzato quei luoghi se non fosse stato per un particolare curioso. Una sera al ristorante, in un tavolo vicino al mio, si stava svolgendo un compleanno (tra sole ragazze e che ragazze..!) preso il coraggio a due mani e armato solo del mio inglese mi cimento nell'invitare una ragazza a ballare. Due notizie: una buona e una cattiva, la buona   che lei si alza e incomincia a ballare con me, la brutta   che non capiva una sola parola di quello che dicevo, come del resto anch'io. Finisce la musica e con lei inizia l'imbarazzo di quello che non sa più cosa dire, poi ad un certo punto lei mi invita a seguirla, ci vestiamo e saliamo su un taxi, destinazione ignota. Volete sapere come   finita la storia?  Tre anni dopo ci siamo sposati e da 12 mesi ho una figlia. Non l'ho vista nascere ed ho il rimpianto di non esserci stato in quel giorno così importante, ho però la certezza di aver fatto la cosa più giusta perché  sono entrato in comunità.
L'eroina mi faceva agire come non avrei mai dovuto, la fatica che sto facendo ora mi farà comportare come un vero padre e come tutti potrò finalmente ricominciare a testa alta. Sicuro di poter gioire dei valori sani che la vita ci preserva, un grazie a mia moglie Irina, a mia figlia Anna ed a tutti i miei amici che sono davvero numerosi.
Insomma grazie Nikodemo!

Alessandro
 
 

 
 
 
 
 
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