Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: "Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro:
"Quando pregate dite :
Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno;
dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e perdonaci dei nostri peccati,
perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore,
e non ci indurre in tentazione".
(Lc 11,1-2)
Signore, insegnaci a perdonare! (Lc 11,1). Chi è questo discepolo e come nasce in lui il bisogno di imparare a pregare? I Vangeli non offrono ulteriori particolari, ma con molta probabilità si tratta di Giovanni, già alla scuola di Battista.
Questo discepolo, osservando Gesù che prega confronta il modo di pregare del suo primo maestro con quello nuovo di Gesù e nasce il desiderio: "Insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli», vale a dire: "Insegnaci a pregare come te». E nasce il Padre nostro!
Gesù infatti prega in modo nuovo, in un modo che è diverso dagli altri, così diverso da attirare e far nascere il desiderio.
In che cosa consiste la "novità" di Gesù nel pregare ?
La novità del Padre nostro è nel fatto che esso è "sintesi di tutto il Vangelo" (Tertulliano), cioè di tutto il mistero della salvezza. Nel mistero della salvezza tutto è triplice e uno nello stesso tempo, a partire dalla sua fonte che è la SS. Trinità.
Il mistero si ripresenta triplice e unitario anche per quel che riguarda la persona di Gesù Cristo: Incarnazione, Morte, Risurrezione.
Tre, inoltre, sono i sacramenti fondamentali dell'iniziazione alla vita cristiana: Battesimo, Eucaristia, Cresima.
Tutte e tre queste serie di realtà non sussistono l'una senza l'altra nel mistero cristiano, non solo, ma sono anche così collegate tra di loro che se ne mancasse soltanto una usciremmo dall'ambito del cristianesimo.
È possibile, infatti, immaginare il Padre senza il Figlio o senza lo Spirito Santo nella SS. Trinità ? Oppure l'incarnazione del Figlio senza la morte o la resurrezione ?
Sarebbe maturo un cristiano che ricevesse soltanto il battesimo senza essere nutrito
dall'Eucaristia o fortificato dalla Cresima ?
Allo stesso modo il Padre nostro è formato da tre parti così strettamente unite da formarne una sola.
Mancando anche una sola cosa di queste parti, verrebbe meno la preghiera cristiana. Quali sono queste parti ?
Cercheremo di espone brevemente.
1ª parte
Lo Spirito grida in noi "Abbà Padre!» (Gai 4,4). La prima parte del Padre nostro corrisponde a questa parola "Abbà" che esprime l'istinto di figlio, il desiderio del Padre creato in noi dallo Spirito Santo per la grazia del battesimo.
Lo Spirito Santo è lo spirito di Gesù risorto.
Il Padre nostro Gesù lo respira in noi ! Perciò "recita" come fosse una poesia, ma va respirato, accompagnato, cioè, ascoltandolo, al ritmo del respiro. E sottovoce, per timore di sciupare qualcosa.
Pregare come cristiani è entrare in punta di piedi in qualcosa che è infinitamente più grande di noi.
"Pregare significa ritrovarsi in quell'unico eterno Verbo attraverso il qua/e parla il Padre, e il quale parla al Padre... In questa particolare unione con il Verbo sta la grandezza della preghiera, la sua dignità e, in qualche modo, la sua definizione.
Perciò il cristiano sa che la sua preghiera è Gesù... Il cristiano prega in Gesù Cristo:
Cristo è la nostra preghiera !” (Giovanni Paolo Il).
Pregare come cristiani è bandire ogni forma di intimismo.
Gli orizzonti si allargano a dismisura, lo sguardo abbraccia il cielo e la terra, o forse sarebbe più esatto dire che lo sguardo, affacciandosi su panorami infiniti, si perde. A pregare il Padre nostro vengono le vertigini. La vista spazia dal mondo di Dio fino agli inferi
("ma liberaci dal male”).
È la pienezza dell'uomo. La gioia della vita. Ma d'improvviso questa gioia si oscura e diventa sofferenza.
2ª parte
È la sofferenza di un mondo che non conosce e, perciò, non ama il volto di questo Padre!
Da questa sofferenza tre gemiti: "Quando lo capiranno ? Quando ti capiranno ?” (Sia santificato il suo nome).
"Quando sarai tutto in tutti ?” (Venga il tuo regno).
"Quando si compirà il tuo desiderio di vederci tutti a casa, uniti con te ?” (Sia fatta la tua volontà).
Pregare come cristiani è sentire nel cuore, in questa seconda parte del Padre nostro, il pianto di Dio per tanta ingratitudine.
"Udite cieli, ascolta terra, perché il Signore dice: Ho allevato e fatto crescere figli, ma essi si sono ribellati contro di me” (Is 1,2)
Sentire il pianto di Dio nel cuore e scattare per andare a cercare i fratelli lontani è tutt'uno.
3ª parte
La comunicazione diventa missione
Il primo missionario è stato il figlio di Dio, che ha compiuto il viaggio più lungo: senza separarsi dal Padre, dal cielo è sceso sulla terra per venire a prenderci e riportarci a casa.
"Dacci oggi in nostro pane quotidiano...”
L'espressione che, nella divisione proposta, appare nella terza parte della preghiera che Gesù ci ha insegnato, è solo apparentemente una richiesta. In realtà con essa chiediamo a Dio di essere messi nella condizione materiale di compiere l'opera per cui ci ha mandati.
È l'istinto di figlio espresso nella prima parte che si prolunga alle necessità materiali, necessità alle quali il Padre sarà "tenuto" a provvedere nel momento in cui ha dato tutto il Suo regno.
Lo ha detto lui stesso: "Cercate prima il regno di Dio e il resto vi sarò dato” (Mt 6,33). Soltanto così potrò levare gli occhi al cielo e dire: "Padre nostro!”.
Naturalmente tutto questo nel rispetto delle singole vocazioni: nel sacerdozio, nel matrimonio, nella vita consacrata, ecc., ma in tutto tenendo presente prima il Cielo e poi la terra e con la certezza che anche nelle difficoltà c'è un padre che sa...
E non ho bisogno soltanto del pane. Ho bisogno anche del perdono da ricevere e da dare e dell'aiuto per non cadere nella tentazione. Quale tentazione? Quella di sovvertire l'ordine di questa preghiera che è perfetta perché divina, mettendo noi stessi al centro e Dio ai margini, così da ridurla a preghiera umana.
Alla luce delle brevi riflessioni esposte risulta facile comprendere perché Gesù è nuovo, è diverso quando prega, come fiaccola di vetro, lascia trasparire la Trinità e accende tutti all'amore del Padre.
Non dovrebbe accadere così anche per noi, che siamo suoi discepoli, ogni volta che "respiriamo" il Padre nostro?
Una riflessione della scuola dell’Oreb