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COSMO
La creazione: una storia d'Amore

Ogni uomo, in quanto essere razionale, non dovrebbe subire e vivere passivamente la sua vita come un qualcosa di scontato, ma dovrebbe essere capace di porsi alcune domande cruciali sulle dinamiche, sui fini e soprattutto sulle cause delle realtà che Io circondano e con cui si trova a convivere: ecco allora che con il termine “creazione” definiamo il processo di formazione, "l’iniziare” di queste realtà... della realtà stessa 
. Indubbiamente un argomento difficile poco vicino alla routine quotidiana. che provoca un sentimento di riverente disagio al solo sentirlo pronunciare: da un punto di vista scientifico potremmo sfoderare concetti astrusi o paroloni. chiari solo agli addetti ai lavori: ma non affronterò questo tema da un tale punto di vista. 
Accennerei invece ad un aspetto più metafisico, ben consapevole dei miei limiti. La cosa non deve spaventare più di tanto: si tratta pur sempre di scavare alla ricerca di noi stessi, per dare una qualche risposta a degli interrogativi universali molto più grandi di noi. Un aiuto e una risposta li si possono trovare nella Bibbia: é pur sempre un libro storico e, senza lasciarsi irretire da una retorica bigotta o preconcetti laicisti, penso ci sia sempre da imparare qualcosa dalla cultura, dall’esperienza generazionale di uomini che sono si “passati”, ma che fondamentalmente hanno vissuto medesimi problemi esistenziali. 
Per la Bibbia la risposta é semplice: Dio. 
É così presente in ogni riga del testo tanto che può esserne considerato coautore di questo libro. 
Già dalle prime righe si può dedurre una Sua caratteristica fondamentale: è onnipotente, e frutto di questa onnipotenza è la creazione come atto, come espressione. Ha creato il mondo dal nulla, senza esserne costretto, liberamente. 
Ma a questo punto ci si pone una domanda: perché Dio nella sua completezza, nella sua perfezione ha sentito il “bisogno” dì creare una realtà a lui esterna ? 
Questa che può apparire come la classica domanda da cento milioni di dollari, è in realtà più semplice di quanto si pensi : per Amore, per manifestare nella totalità questo suo Amore che non poteva rimanere inespresso e che si è rivelato nel suo Figlio. 
Retorica sdolcinata per bambini del catechismo ? Potrebbe sembrare, però il quesito rimarrebbe umanamente insolubile a meno che non la si accetti come risposta. 
Proviamo a pensare un attimo al racconto della creazione nei primi capitoli della Genesi : si intuisce chiaramente come Dio, in ogni sua azione creativa si preoccupi che ogni cosa sia inserita al suo posto. Ed ogni cosa creata conserva una traccia, una caratteristica che richiama e che ci parla del suo creatore : ogni creatura è definita buona ; il mondo nella sua completezza ha come caratteristiche la bontà e la perfezione. 

Ed infine è stato creato anche l’uomo; di lui si parla come del completamento, del vertice di tutta la creazione : è scritto come Dio lo crei a sua immagine e somiglianza, come sia il solo essere che abbia voluto per sé, differenziandolo da tutto il resto. 
L’uomo parla. Può rapportarsi con Colui che lo ha “tratto fuori dal nulla” ; ha la capacità di conoscerlo, di affezionarcisi ; in più l’uomo ha un’esistenza propria e la facoltà di operare liberamente. Ha addirittura un ulteriore privilegio: è reso compartecipe dell’opera creatrice.
Nell’episodio del giardino dell’Eden. si legge come Dio decida di condurre ad Adamo ogni creatura affinché questi le dia un nome: e dare un nome significa conoscere pienamente ciò che sta di fronte, capirne la sostanza, determinarne il fine, una ragione di esistere: é completare il tutto apponendo un sigillo fondamentale. 
 

Il primo atto della creazione è dunque stato un atto di amore: Dio che ha donato la vita all’uomo ; e l’uomo che ha proseguito la trasmissione nel tempo di questo dono, fino ai giorni nostri di quel primordiale impulso d’amore ; proseguire nel solco tracciato da questa “legge” che è inscritta ogni cosa, significa uniformarsi alla legge naturale che è data da Dio. 
In virtù della sua posizione, l’uomo può disporre di ogni cosa per il suo miglioramento morale e materiale. Grazie alla sua intelligenza, ha i mezzi per poter evolvere, progredire e creare a sua volta ; anche se in misura diversa. 
I protagonisti sono sempre gli stessi : e così l’uomo diventa lo strumento fisico con cui si concretizza l’amore di Dio, diventa un mezzo che Egli ha per intervenire nella storia. 
Ma non dimentichiamo che nel codice genetico dell'uomo vi è anche il senso della libertà, dell’autodeterminazione. Lo sappiamo tutti: a differenza di un animale che agisce per istinto naturale, l'uomo ha la facoltà di osservare le cose con occhio critico, da una posizione superiore, distaccata : ha una volontà libera che ne determina le decisioni, può scrutare le regole che muovono la natura capendone il funzionamento e i fini a cui tende : quindi può accettare di vivere nella legge naturale, che non vuol dire, come abbiamo visto, vivere alla stregua di un animale, senza regole, seguendo il proprio egoismo a cui si dà il nome di istinto, ma aderire all’Amore che muove la creazione. 
Ritornando al racconto biblico, sappiamo come ad un certo punto le cose siano precipitate : Adamo ed Eva decidono di trasgredire ad una precisa disposizione di Dio e mangiano il frutto della conoscenza del bene e del male: che vuol dire ? Significa che con questo gesto di convinta superbia hanno voluto mettersi al pari di Dio, essere come Lui. 
In sostanza penso che il peccato non sia altro che questo : la libera decisione di non aderire alla naturale legge dell’Amore : la convinzione di bastare, di essere sufficienti per se stessi, non riconoscere altra autorità al di fuori del proprio “io”, decidendo autonomamente cosa è bene e cosa è male. 
L’uomo conserva le sue caratteristiche peculiari ma la loro espressione ne risulta distorta : da questa esaltazione spropositata del proprio individualismo, dalla decisione di mettersi fuori dalla legge che governa la creazione, può originarsi solo un progetto antitetico a quello della vita ; e d’altronde la negazione dell'amore e dell’esistenza non sono altro che la morte, il dolore. 
Indubbiamente questo non è il migliore dei mondi possibili : spesso ci si domanda (il sottoscritto compreso) la ragione, il perché in un mondo costruito su una legge di Amore esista il male e Dio ci lasci convivere con questa realtà : perché non ha impedito al primo uomo di peccare ? Perché ha lasciato che il male entrasse a far parte della creazione ? 
Forse che sia permesso tutto ciò per un bene più grande, così come dice S. Paolo nella lettera ai Romani : “Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia”. 
Difatti la creazione sarebbe incompleta se ad un certo punto non fosse avvenuto che Dio stesso decida di intervenire direttamente nella storia, accettandone le conseguenze e provando sulla sua pelle la sofferenza dell’uomo, la morte, per poter completare quella creazione, per completare quella Sua manifestazione d’Amore... ma questa è un'altra questione. 

 

 Marco Cigliutti 

 
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"Questa pagina web è stata creata come esercizio da Carlo Auricchio, allievo del corso UNI3-Nichelino di Informatica Avanzata"
 

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