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Editoriale
La Mitezza
Novena d'anni pentecostale 1998

 Cerchiamo di precisare in che cosa consista la mitezza. quale sia la sua natura, indicata da S.Paolo nella lettera ai Galati (5,22) come frutto dello Spirito Santo. 
L'importanza della mitezza nella vita cristiana risulta chiaramente dalla beatitudine : “Beati i miti, perché erediteranno la terra”.(Mt 5,5). 
Esiste una certa. reale associazione d'idee tra la beatitudine della povertà spirituale e quella della mitezza. Questa pertanto non sarebbe che un aspetto dell'umiltà. la quale si manifesta appunto nell'amenità dei rapporti con gli altri... 
Essa. riferendosi al prossimo, non esprime direttamente la docilità e sottomissione nei riguardi di Dio. La sua essenza è un atteggia-mento del tratto, dell'espressione, del linguaggio, da quale è del tutto lontana ogni forma di durezza. imposizione o violenza e quindi contribuisce a rendere facili e gradevoli le relazioni fraterne. 
Essa è normalmente congiunta - come s'è affermato - con la povertà spirituale. 
Bisogna tuttavia ricordare, ancora una volta, che da tale significato spirituale della mitezza non può essere totalmente escluso il suo contenuto  originario. cioè lo sfondo sociale e culturale. E perciò difficilmente si potrà vivere la realtà d'una tale duplice nota (umiltà e mitezza), qualora non sia incarnata in un comportamento concreto di sobrietà e semplicità evangelica. 
Possiamo quindi dire che la mitezza evangelica appare come una dote dello spirito, come una disposizione interiore verso il prossimo. che si manifesta nel comportamento e in ogni forma di rapporti nei riguardi di esso. Non è propriamente sinonimo di genti-lezza, cortesia, garbo, sebbene questi ne siano quasi la veste, le diano un colorito ; essa viene dal di dentro, sta nell’anima, e in tal senso si potrebbe dire che è una mansuetudine passiva. 
Evidentemente. inoltre essa si tradurrà concretamente al di fuori, in atti e parole. ispirati dall'interno. Si può quindi parlare di una mitezza passiva e di una mitezza attiva, di carattere morale, propria di un certo modo di agire... 
La sua eccellenza appare, se sap-piamo scorgere la somma di virtù solide, che l'accompagnano nel suo esercizio come l'umiltà, la moderazione, la calma. 
È tutto un insieme di lineamenti, i quali comportano senza dubbio una carica di vita interiore non indifferente. A questo proposito dobbiamo infatti ricordare che qui parliamo della mitezza nel quadro della dottrina sui frutti dello Spirito, cioè di quella mitezza ispirata e data da Dio stesso. che imprime all'autentica condotta cristiana un distintivo squisita-mente caritatevole. 
Sapore più spiccatamente pneumatologico hanno espressioni in cui si augura che si sia «guidati e governati dalla sua infinita e sommo bontà»(93), o anche «retti» dalla «somma e infinita sapienza»  o ancora «posseduti total-mente, diretti e condotti» dalla «conoscenza e dal vero amore di Dio nostro Signore»(95). 
Abbiamo. anzi testi in cui si dice che a governare e a guidare è precisamente lo Spirito Santo «Quanto al modo di procedere ne punti  particolari, scrive Francesco Borgia (20 settembre 1548), non mi è sembrato opportuno nel Signore nostro parlarne qui, sperando che lo stesso Spirito Santo che finora l'ha governata continuerà a guidarla e governarla a maggior gloria della sua divina Maestà»(96). 

Analoga speranza nella lettera P. Fulvio Androzzi, il 18 luglio 1556, qualche giorno prima della morte : lo Spirito di Dio è «maestro» che insegna tutto e anche come comportarsi nelle difficoltà della vita. 
Le sue parole: « Spero che lei abbia per questo tale maestro nello Spirito Santo da non essere necessario moltiplicare i consigli da parte nostra»(97). 
Precisamente per questo bisogna  pregare  perché «l'immenso amore di Dio voglia elargire a tutti la grazia e il suo santo Spirito per poter conoscere e attuare sempre  la  sua  divina volontà»(98). 
È il più e il meglio che si possa fare : «Nient'altro per questa lettera, scrive Francesco Villanueva, se non pregare Dio Nostro Signore che a tutti elargisca il suo Santo Spirito e ci renda ministri idonei nel suo servizio. lode e gloria»(99). 
Si spiega anche così la «supplica» a Francesco Borgia di fargli «la carità di una messa dello Spirito Santo per acquistarmi molta grazia perché lo serva maggiormente(100) ; e l’augurio, che formula in altre due lettere del 1555 : «Sia lo Spirito Santo con lei»(101) sia con i suoi doni e per un continuo progresso : «Lo Spirito Santo sia nella sua consolazione e nel suo profitto spirituale continuamente»(102). 
Non aveva Gesù invitato a pregare, a importunare, anzi. il Padre perché mandi lo Spirito? 
« Quanto più il Padre Nostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono ! » 

 (Lc 11,13) 

(da J. JANSSENS - M LEDRUS ;
I Frutti dello Spirito, Ed. .Ancora, 
Milano 1989, pp. 173-176)

 

 

93 Epp I, 276 
94 Epp III, 605 
95 Epp IV, 681 
96 Epp II, 237 
97 Epp XII, 143 
98 Epp VIII, 585 
99 Epp III, 592 
100 Epp IV, 258 
101 Epp IX, 311 
102 Epp X, 208 

  

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