Cari Giovani Amici, poteva "Il Vento" attraversare con tranquilla indifferenza la nube nera del vulcano chiamato " nella Chiesa Cattolica"? "No!" mi rispondereste.
"No, perché dire amore ai fanciulli e ai giovani che vengono abusati ci fa ribollire le vene; no, perché non da pace alle centinaia di migliaia di Sacerdoti che ad ogni latitudine bruciano la propria vita a protezione, cura, salvezza dell'infanzia e dell'adolescenza insidiata da questo mondo senz'anima che i piccoli, se può, li uccide nel grembo materno o li sottomette mediante l'immoralità insegnata dai suoi media o praticata nel turismo sessuale!" A questo punto poco importa se il vulcano ha buttato fuori i suoi primi lapilli per attribuirli alla nostra Santa Madre Ecclesia.
Va anche bene così, perché quei lapilli, a ben pensare, possono essere proprio suoi… cioè nostri.
Ora però si rende necessario che fuoriesca pure il magma dell'orrendo vulcano. Esca tutto! Solo così vedremo da dove viene tanto orrore e chi sono gli artefici del crimen.
Avete notato che per due volte ho scritto la parola pedofilia in neretto, essendo essa l'aggettivo qualificativo voluto per indicare l'orrendo scandalo di "abuso sessuale dei minori"? L'ho fatto solo perché è bello chiamare le cose con il proprio nome, santo cielo! Allora si scopre che pedofilia non è il nome giusto perché il termine greco philia significa 'amore, amicizia' (dizionario Garzanti) e quando si abusa di un fanciullo non si dona affatto amicizia o amore.
Questo vi spiega come mai la benevolenza verso i cani o i cavalli ecc., si dica cinofilia o hippofilia… Invece chi fa del male o non ama, si indica con il prefisso 'miso-', dal greco mîsos 'odio': se vuoi male alle donne sei un misogino e se lo vuoi ai fanciulli sei un misopedo e se abusi un giovane sei un pederasta.
Finita l'explicatio terminorum, se mi riuscirà cercherò di non usare più il termine pedofilo per evitare di confondere l'amore ai fanciulli di un genitore o di un educatore con l'odio di un orco.
IL PRETE E LA PATERNITA' Il prete. Ne abbiamo parlato abbondantemente negli ultimi numeri de Il Vento. Soprattutto sotto il profilo teologico, ma tutto ciò non è sufficiente per conoscerlo… Bisogna avvicinarsi molto di più alla sua persona se ci si vuol raccapezzare perché il sacerdote è un uomo che ha taluni aspetti che trascendono l'immaginario.
Lasciamo la teoria ai sociologi come il Prof. Andreoli e avviciniamoci con chi si è avvicinato così tanto da diventare poi prete anche ui…! Com'è accaduto proprio a me.
Ecco: avvicinandomi, il primo prete che ho incontrato è stato il mio Parroco, don Vincenzo Serra. Mi ha quasi preso subito in consegna.
Strada facendo è riuscito a levigare la mia adolescenza disperata con il "dulciter et fortiter" bastone e carota, ed io gioivo nel sentirmi da lui amato fino al punto da non replicare alle sue secche legnate le quali, per quanto fossero metaforiche, erano pur sempre dolorose.
Il secondo è stato il canonico Giovanni Battista Bosso, l'Assistente diocesano dell'Azione Cattolica, di Torino, anni 1945- 1960. Era un personaggio. Lui mi bilanciava i niet con un invito a bere un "tamarindo fresco", nella intimità della saletta della sua casa, alla Confraternita di San Lorenzo, in via Palazzo di Città. Lo amavo perché sentivo che lui mi voleva bene.
Ora penso al mio Padre Spirituale, il Gesuita Gabriele Navone. Lo incontrai agli Esercizi Spirituali quand'ero quindicenne. Mi accompagnò in tanti modi; nei suoi ultimi dieci anni, vecchissimo, mi scriveva due volte al mese da Cuneo, con l'intento di corredarmi di notizie e consigli pastorali. Mi volle molto bene per quarantacinque anni, fin che morì.
E i Padri Barnabiti del "Real Collegio Carlo Alberto" di Moncalieri, dove ho strappato la maturità classica per poter entrare in Seminario e lasciare il volo (ero pilota), dove di classico e d'umanistico non avevo imparato gran- ché? Il Preside Padre Carfora mi dava pure lezioni private di greco perché mi maturassi e alla prima disperante versione che ottenne la sufficienza aveva le lacrime agli occhi dalla contentezza: quella volta, lo ricordo bene, mi abbracciò e mi baciò! Pensate! Vera Pedofilia secondo il senso etimologico del termine.
Erano uomini che sapevano ascoltare le ansie delle anime inquiete dei loro giovani e condurle con mano ferma. Parlare con loro e sentirsi amati era un tutt'uno.
Li chiamavi padri senza difficoltà perché padri lo erano a tutto tondo; per il credente che da loro confessava anche i suoi peccati e sapeva bene dove quelle sue cose andavano a finire: in fondo al loro cuore per trasformarsi in preghiera al Dio di ogni misericordia affinché salvi quell'amato figlio… Per il miscredente: si, erano padri soprattutto per le ragazze e i ragazzi più ribelli. Quelli che non andavano a confessarsi da loro (da nessuno andavano!) perché già sentivano che un giorno avrebbero abbracciato la bandiera dell'anticlericalismo.
Oggi, adulti e disincantati dal tramonto delle ideologie, quei loro preti che pur avevano combattuto sono vivissimi nel fondo della loro anima e saltano fuori con affetto ad ogni rimpatriata.
Lì, si vede come sotto sotto ci fu sempre una grande, grandissima storia d'amore.
Vedete perché non è possibile capire il prete a prima vista? E' più facile pensarci male quando lo vedi al buio di una tarda sera che passeggia in su e in giù nel cortile dell'oratorio ora con questo e poi con quella, loro due soli.
Oppure ai Campi Alpini o in riva al mare seduto su una pietra levigata a parlare, ancora nell'ombra, con lei o con lui solamente. E non ti riesce di capire che cosa si dicano quei due. Che fanno? Solo Dio lo sa, oltre che loro due? Ma no, lo sanno tutti che quelle confidenze sono lo scambio dei crucci della gioventù, con il balsa perdono! Vedete, il prete è sì un educatore, ma non è come l'insegnante di lettere o di filosofia. E' un educatore sui generis, perché è un Padre. O anche una Madre! Che fa quel che fa il padre e la madre… Ecco qui la ragione per cui il peccato e il crimine che commette il prete che si lascia sedurre dalla carne è una colpa terrificante.
Sarà anche per questo che una tal notizia è fortemente scandalosa.
Corrisponde al peccato o al delitto d'incesto! Come quando accade in una famiglia… dove è il nonno o lo zio, il padre o la madre che abusa sessualmente del povero figliolo! Purtroppo questi peccati di famiglia superano il 90% della totalità dei casi, dicono le statistiche Cesnur e altre prestigiose indagini.
Sì, se volete giudicare un prete dovete possedere non solo la virtù della cautela ma anche la saggezza cristiana.
"GUAI AL MONDO!" Va subito detto che l'abuso sessuale dei fanciulli ha una storia lunga nel claudicante cammino dell'umanità.
Addirittura questo abuso è stato esaltato da buona parte dei filosofi greci quando iniziarono (proprio loro!) a storpiare il nome chiamando pedofilia la loro misopedia.
Dovevano pur giustificarsi: loro gli allievi li amavano…! Ma anche nel nostro tempo post moderno è accaduto (e accade) così, incominciando dal fatidico anno 1968. Allora la misopedia tornò a diventare pedofilia. Di pederastia non si parlò più perché era una parola urticante.
Se volete le prove andate a sfogliare l'Opera Omnia pubblicata da Laterza (Milano) nel 1969, che porta il titolo "La cultura degli Hippy". Scorrendo l'indice troverete alcuni titoli di articoli molto interessanti come: In difesa dell'oscenità, Applauso all'orgia, Il sesso è tuo, liberalo!, Lotta dura contro natu- ra, Né maestro né Dio: Dio sono Io.
Poco tempo dopo il quotidiano della sinistra francese Liberation pubblicò un famoso manifesto firmato dagli epigoni della cultura del tempo come Jean Paule Sartre, Jack Lang, Simone de Beauvoir, Michel Foucault in difesa della libertà sessuale, con richiesta di programmi scolastici che prevedevano l'insegnamento sessuale tecnico fin dai fanciulli. Anche negli Asili (Il Foglio, 25 Marzo 2010). E soprattutto esigevano la liberalizzazione della pedofilia e la sua depenalizzazione, proprio come il recente P.N.D.V. olandese di Ad Van den Berg che propugna il Partito dei pedofili sotto l'egida di Carità, Libertà e Diversità… Alcuni leader di questa cultura siedono in parlamento europeo.
Uno di questi è Daniel Cohen- Bendit che in un suo libro narrò le sue esperienze sessuali con bambini.
Contemporaneamente in Italia, sponsorizzato dai Radicali nasce il F.U.O.R.I. con lo scopo avanti citato. Fa testo Mario Mieli in un opera edita per i tipi dell'austera Editrice Einaudi che esalta il sesso libero e condanna l'antropologia cristiana (Corriere della Sera, 19 Aprile 2010).
L'ULTIMA BEATITUDINE! Non avete mai pensato, cari Amici lettori, che il linciaggio mediatico che subisce così crudelmente la Chiesa Cattolica potrebbe pure essere motivo di perfetta letizia? Rallegriamoci! Si, rallegriamoci ed esultiamo in esso (il linciaggio) perché si riferisce proprio all'ultima beatitudine del Signore, che proclama: "Beati (cioè, felici!) i perseguitati per la giustizia perché di Essi è il Regno dei Cieli!".
Le vergognose accuse, meritate o non meritate che siano ci spingano al pentimento. E alla penitenza e alla riparazione, soprattutto per le amate vittime, verso le quali il debito non sarà mai estinto in questo mondo.
Tutto ciò che ci sta accadendo è un valido aiuto ad abbandonare diverse delle nostre sicurezze perché sono umane e non divine.
E sono pure un invito a tornare ad una esistenza sobria e trasparente, coniata nella preghiera, nell'Eucarestia, nel Sacramento del perdono e sulla Parola di Dio… Riflettiamo bene sul Messaggio senza sconti del Santo Padre Benedetto XVI: "Bisogna agire subito. Affrontare e debellare questi terribili eventi che hanno avuto conseguenze tanto tragiche per la vita delle vittime, delle loro famiglie e hanno oscurato la luce del Vangelo ad un punto tale da superare i secoli della grande persecuzione" (Lettera ai Cattolici d'Irlanda n. 4).
Rallegriamoci dunque, ma anche piangiamo per alcuni dei nostri padri i quali, dimentichi delle loro responsabilità, hanno inflitto tanto male ad innocenti che, sicuri e fiduciosi, posavano il capo sul loro petto.
Rallegriamoci supplicando il Signore che non cessi di elargirci la Sua Misericordia e darci la forza di svincolarci dalle cose di questo mondo che ci inquietano e ci allontanano da Lui.
Solo così riusciremo a comprendere l'emblematica Parola del Signore quando ci disse: oportet scandala eveniant (Lc 17,1).
don Paolo Gariglio