Mea culpa

Chiesa e le colpe del passato


Domenica 12 marzo è stato celebrato, in San Pietro, un atto penitenziale che non ha precedenti nella storia. Sette cardinali hanno letto le intenzioni di preghiera relative alle colpe per cui la Chiesa intende chiedere perdono: i peccati commessi nel servizio della verità (intolleranza, violenza contro i dissidenti, guerre di religione, violenze e soprusi nelle Crociate, metodi coattivi dell'Inquisizione), peccati che hanno compromesso l'unità del corpo di Cristo (scomuniche, divisioni, persecuzioni), peccati commessi in rapporto a Israele, peccati contro i diritti dei popoli, il rispetto delle culture e delle altre religioni, peccati contro la dignità umana, peccati nel campo dei diritti fondamentali della

persona e contro la giustizia sociale, il bisogno generale di conversione. Il Papa, a nome di tutti i Cristiani, ha intonato il "Signore Pietà", prima di abbracciare e baciare il crocifisso.
L'unicità del segno Giubilare della "purificazione della memoria", con l'invito a riconoscere la colpe del passato, ha suscitato contrastanti reazioni anche all'interno della comunità ecclesiale. La ragione ultima dell'invito del Papa alla "purificazione della memoria" va riconosciuta nella sua incondizionata fiducia nella forza della Verità, che sola rende liberi: perciò egli insiste nel sostenere che per la Chiesa la "domanda di perdono non deve essere intesa come ostentazione di finta umiltà, né come rinnegamento della sua storia bimillenaria certamente ricca di meriti nei campi della carità, della cultura e della santità. Essa risponde invece a un'irrinunciabile esigenza di verità che accanto agli aspetti positivi, riconosce i limiti e le debolezze umane delle varie generazioni dei discepoli di Cristo". Il riconoscimento delle colpe passate è un atto di libertà, che esce dal calcolo dei risultati immediati e si impone nell'orizzonte dell'obbedienza a Dio e alle esigenze della Sua verità. Al di fuori di quest'ottica, ogni fraintendimento resta possibile: all'interno di essa, la "purificazione della memoria" produce i frutti dello Spirito, "amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé" (Gal 5,22). Contro queste cose - aggiunge l'Apostolo - "non c'è legge": neanche quella apparentemente ferrea della prudenza umana che voglia guadagnare consensi o mantenere posizioni acquisite, piuttosto che obbedire alla verità di Dio e piacere a Lui solo. Per individuare le colpe passate di cui chiedere perdono il giudizio storico non basta: esso potrebbe giustificare qualunque azione in nome delle circostanze e delle mentalità del tempo. Occorre perciò unire all'indagine storica una valutazione morale ispirata al Vangelo. "Ci si deve domandare: che cosa è precisamente avvenuto? che cosa è stato propriamente detto e fatto? Solo quando a questi interrogativi sarà data una risposta adeguata, frutto di un rigoroso giudizio storico, ci si potrà anche chiedere se ciò che è avvenuto, che è stato detto o compiuto può essere interpretato come conforme o no al Vangelo, e, nel caso non lo fosse, se i figli della Chiesa che hanno agito così avrebbero potuto rendersene conto a partire dal contesto in cui operavano. Unicamente quando si perviene alla certezza morale che quanto è stato fatto contro il Vangelo da alcuni figli della Chiesa ed a suo nome avrebbe potuto essere compreso da essi come tale ed evitato, può aver significato per la Chiesa di oggi fare ammenda di colpe del passato". "La Chiesa - afferma Giovanni Paolo II - non teme la verità che emerge dalla storia ed è pronta a riconoscere gli sbagli, là dove sono accertati, soprattutto quando si tratta del rispetto dovuto alle persone e alle comunità". Soltanto la verità rende liberi (Gv 8,32). Ma è possibile chiedere perdono per le colpe commesse da altri? Nel caso della Chiesa, la risposta è affermativa, in quanto nessun'altra comunità storica si identifica con tutti i suoi membri di tutte le epoche come il popolo di Dio. Alla luce della fede, la presenza del principio generatore della Chiesa, che è il Cristo vivente per mezzo dello Spirito nella sua comunità, si riconosce in ogni sua tappa storica. Inoltre, ci sono colpe i cui effetti permangono nella storia al di là della scomparsa di loro autori. L'ammissione della colpa e la richiesta di perdono equivalgono allora proprio ad una "purificazione della memoria", intesa a rimuovere dalla coscienza tutti quegli elementi di violenza e di rifiuto della verità che possono ancora ostacolare il superamento delle lacerazioni prodotte dalle colpe passate. La storia dell'abolizione delle reciproche condanne fra i cristiani divisi mostra come un atto presente possa avere rilevanza sul modo di percepire la memoria e l'eredità in essa custodita: ciò vale non solo per i rapporti fra le Chiese e comunità ecclesiali separate, ma anche per le relazioni fra cristiani ed ebrei, per l'uso di metodi violenti nella custodia e nel servizio della verità, per la controtestimonianza e lo scandalo tante volte offerti dai credenti, causa di ateismo o di indifferenza verso la proposta evangelica. "Vi è poi il mancato discernimento di non pochi cristiani rispetto a situazioni di violazione dei diritti umani fondamentali. La richiesta di perdono vale per quanto è stato omesso o taciuto per debolezza o errata valutazione, per ciò che è stato fatto o detto in modo indeciso o poco idoneo". Si comprende come l'assunzione del peso delle colpe passate abbia qui una notevole rilevanza in vista del superamento di situazioni di ingiustizia e di sopraffazione, a volte giustificate in nome del semplice mantenimento dello "status quo" secolare di alcune società, pur caratterizzate dalla presenza massiccia della Chiesa e delle sue istituzioni. "Riconoscere i cedimenti di ieri - sottolinea il Papa - è atto di lealtà e di coraggio che ci aiuta a rafforzare la nostra fede, rendendoci avvertiti e pronti ad affrontare le tentazioni e le difficoltà dell'oggi". Sarebbe auspicabile che ogni richiesta offerta di perdono si compisse nel segno della reciprocità; tuttavia occorre essere disposti a testimoniare la verità con spirito di gratuità totale. "I cristiani sono invitati a farsi carico, davanti a Dio e agli uomini offesi dai loro comportamenti, delle mancanze da loro commesse", ribadisce il Papa, aggiungendo: "Lo facciamo senza nulla chiedere in cambio, forti solo dell' "amore di Dio che è stato riversato nei nostri cuori" (Rm 5,5)". Il carattere di esemplarità di tali atti andrebbe recepito da tutte le istituzioni storiche per le quali potrebbe esistere un'analoga "purificazione della memoria". Ad esse, Giovanni Paolo II rivolge un esplicito invito: "Alle soglie del terzo millennio, è legittimo sperare che i responsabili politici e i popoli, soprattutto quelli coinvolti in drammatici conflitti, alimentati dall'odio e dal ricordo di ferite spesso antiche, si lascino guidare dallo spirito di perdono e di riconciliazione testimoniato dalla Chiesa e si sforzino di risolvere i contrasti mediante un dialogo leale ed aperto". Il soffio dello Spirito non esclude nessuno. (Per ulteriori approfondimenti, si vedano "Il mea culpa come desiderio di verità", di Bruno Forte, Il sole 24 ore, 12 marzo 2000 e "Memoria e riconciliazione: la Chiesa e le colpe del passato", Commissione teologica Internazionale, Edizioni Paoline, 2000)


 


1980 - 2000


GIANFRANCO


Gianfranco Ligustri è un Animatore dei Tempi Forti dello Spirito: abita in Paradiso da 20 anni! Quando il Padre lo chiamò, proprio lassù dove sorge la Croce dei Ragazzi in Cielo, i suoi amici scrissero: "Era limpido e puro come l'acqua di Valle Stretta!" La monografia "autunno" gli dedicherà il paginone. I ragazzi lo ricorderanno il terzo sabato di luglio, 15/7/2000, ore 11,15 Messa dell'Arcivescovo Silvano alla Grande Croce!
È possibile parteciparvi telefonando al numero 011/ 621651

 


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