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Venuto mezzogiorno,
si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Alle
tre Gesù gridò con voce forte: Eloì; Eloì; lemà sabactani?, che
significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Alcuni dei
presenti, udito ciò, dicevano: "Ecco, chiama Elia!". Uno corse a
inzuppare di aceto una spugna e, postala su una canna, gli dava
da bere, dicendo: "Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo
dalla croce". Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. (Mc
15, 33-37)
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Perché Gesù avrebbe lanciato parole così terribili
al Padre dopo una tale dedizione nel rispettare la Sua volontà? Una
volontà, è vero, che almeno una volta ha messo in serio dubbio, e
mi riferisco alle paure provate nel Getzemani, poco prima dell'arresto.
Ma una volontà che nella stessa scena del Getzemani, non èsitò ad
accettare... perché non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi Tu. Poi
quel grido, quel forte grido che, credo, abbia trovato eco anche in
me! Quel grido che - sappiamo - sarà anche motivo di riconoscimento
per il centurione pagano che Gesù veramente era Figlio di Dio! Allora
- pensavo - un uomo moriva anche per me e chissà se in quel momento
di passaggio tra la vita e la morte, in quella agonia, aveva davanti
ai suoi occhi le generazioni future che sarebbero state grate o meno
a quell'uomo. Il Figlio dell'Uomo! Scusate lo sfogo, ma mi tormentava
il potere di quel grido. Un grido che tuona fino ai miei giorni. Un
grido che la cultura del mio tempo mi ha consegnato come grido disperato
di un uomo sofferente sulla croce... Ma Gesù avrebbe dovuto perire
per sfinimento, e, invece, trovò la forza per emettere il suo ultimo
grido, avrebbe potuto non accettare quella morte così atroce (ricordiamo
che i vangeli ci dicono che rifiuta di essere abbeverato con aceto,
che aveva un potere anestetizzante... è chiaro che la passione vuole
viverla fino in fondo), e, invece, ha voluto accettare la volontà
del Padre fino alla fine. Ed è su quest'ultimo punto che la fede di
un credente anche da poco, come me, ha trovato il suo appiglio più
forte... Un uomo, che anche negli ultimi momenti più terribili della
sua sofferenza, non si dispera, non si sente solo, né abbandonato,
ma alza la sua ultima voce ancora a Dio, Lui che ha voluto che così
si compisse la sua vita, Lui che ha permesso che il suo unico Figlio
morisse per noi. Perché così doveva essere. Alle tre del pomeriggio
Gesù ha ancora voce, voce per gridare a Dio il suo totale abbandono
a Lui e alla Sua volontà. Abbandono a Lui che da la vita e che da
la morte. Amen. |
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Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare
in quel modo, disse: "Veramente quest'uomo era figlio di Dio!" (Mc
15, 39) |
All'udire queste parole, ciascuno pensava tra sé a quante volte
aveva sofferto nella propria vita, ma anche quanti momenti di gioia
lo avevano riscattato da situazioni non sempre felici. Albert se
ne stava zitto zitto a riflettere su come aveva vissuto la sua vita
fino ad allora. Su quali valori aveva impostato la sua esistenza,
se c'era qualcosa in cui credeva. Aveva perso i suoi amici per stupidi
motivi di orgoglio. L'amore che credeva potesse sbocciare nel suo
cuore l'aveva, invece, estirpato ben presto (ma ora era felice per
lei). Non aveva più un paio di scarpe decenti e la madre lo rimproverava.
Ma tutto ciò non gli appariva più un problema. Perché in quei campeggi
estivi del 2000 avrebbe rivisto Marika, Alex, Gianluca, Simona,
Valentina... e molti altri ancora. Erano i ragazzi delle scuole
medie. Si ricordò che un giorno Gianfranco (uno dei ragazzi in Cielo,
uno degli animatori dei Campi della Gioventù), aveva detto che cercare
i ragazzi da portare ai Campi Estivi costava fatica e lunghe e lunghe
camminate, ma ne valeva la pena. Quando anche loro avrebbero scoperto
come Lui, il motivo per cui un uomo aveva avuto così tanto a cuore
la nostra vita da morire in croce per noi. Così Albert adesso era
felice e credeva più fermamente. La sua fede era più viva e limpida
per il dolore provato per quell'amore acerbo che aveva perduto,
per la gioia di tutti quei ragazzi, per la scoperta di un motivo
così bello di mettersi al servizio del prossimo. Era il maggio dell'anno
2000 e se ne andava sereno per le strade alberate. Più tardi avrebbe
incontrato i ragazzi della sua parrocchia, che quell'estate avrebbe
portato in montagna ad incontrare il Signore.
Vincenzo D'Agostino
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