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Santa Teresina
del Bambino Gesù
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L’estate scorsa è stata proclamata dottore della chiesa santa
Teresa di Gesù Bambino, suora carmelitana.Dottore della Chiesa :
è un titolo che di solito viene dato a chi ha saputo coniugare ad
una vita nella santità con un particolare dono nello studio e nella
esposizione della dottrina cristiana.Leggendo invece la vita di S. Teresa
non appare, ad una prima analisi, questo aspetto non sembra apparire.Ha
condotto una vita molto semplice, prima nella sua famiglia, con le sorelle
ed il padre, poi nel convento carmelitano di Lisieux, dove approda all’età
di 15 anni (un età che nel mondo attuale sembra ancora da dedicare
ai divertimenti), cosa che Teresa ha intensamente voluto, chiedendolo direttamente
a papa Leone XIII.Forse nella sua vita può sembrare che non ci sia
nulla di straordinario, di sconvolgente, sembra una vita addirittura banale
; ma proprio nella sua vita semplice, Teresa sa leggere i segni del Signore,
con una delicatezza che sembra avere qualcosa di infantile, ma che non
è tale. Essa sa avere una visione profonda della sua vita, della
sua vocazione. Potrebbe sembrare che una santa viva una vita diversa da
quella di noi tutti, quasi in un speciale aura che la separa dal mondo.
Non è così per Teresa, anch’essa ha avuto le sue difficoltà
come essa ricorda :
« A vele spiegate nel mare della fiducia
in Dio »
L'anno che seguì la mia professione, cioè due mesi prima
della morte di Madre Genoveffa, ricevetti grandi grazie durante gli esercizi.Abitualmente
gli esercizi predicati sono per me ancora più penosi di quelli che
faccio da sola, ma quell'anno le cose andarono diversamente. Prima degli
esercizi avevo fatto con molto fervore una novena preparatoria, benché
mi sembrasse che il predicatore non avrebbe potuto comprendermi, essendo
destinato a far del bene [per il suo apostolato abituale] soprattutto ai
grandi peccatori, piuttosto che alle anime religiose. Ma il buon Dio, volendo
mostrarmi di esser Lui solo il mio direttore spirituale, si servì
proprio di quel Padre, che io fui la sola ad apprezzare.
Soffrivo in quel momento grandi prove interiori di ogni specie (fino
a domandarmi talvolta se esiste un Paradiso), ed ero orientata a non dir
nulla delle mie intime disposizioni, non sapendo come esporle; ma appena
entrata nel confessionale, l'anima mia si sentì dilatata; dopo aver
detto poche parole, mi vidi compresa in modo meraviglioso ed anche indovinata...
la mia anima era come un libro nel quale il Padre leggeva meglio di me
stessa... egli mi lanciò a vele spiegate nel mare della fiducia
e dell'amore che mi attirava così fortemente, ma sul quale non osavo
avanzare, e mi disse che le mie colpe non facevano dispiacere al Signore,
e che rappresentandolo in quel momento, egli poteva dirmi, da parte di
Lui, che il buon Dio era contentissimo di me...Oh, come fui felice ascoltando
quelle parole così consolanti! non avevo mai sentito dire che le
colpe potessero « non dar dispiacere al buon Dio », e tale
sicurezza mi colmò di gioia e mi aiutò a sopportare pazientemente
l'esilio della vita. Ed in fondo al cuore sentivo che ciò è
proprio vero: il Signore è più tenero di una madre, ebbene,
lei cara Madre, non è forse sempre pronta a perdonare le piccole
indelicatezze che le faccio involontariamente? Quante volte non ne ho fatto
la dolce esperienza!... nessun rimprovero mi avrebbe commosso quanto una
sola sua carezza. Ho un temperamento così fatto : il timore mi fa
retrocedere, mentre con l’amore non soltanto avanzo, ma volo !...
Inoltre S. Teresa è anche la santa delle missioni, proprio lei
che non si è mai mossa dal suo convento. Anche questo può
sembrare strano, ma vediamo dal suo stesso scritto come avrebbe voluto
partire per la missione, ma anche come si renda conto che ciò che
le veniva richiesto non era tanto la partenza fisica, quanto una totale
dedizione della sua vita nella preghiera per le missioni nel mondo :
Desiderio della terra di missione
Fin dal mio ingresso nell'arca benedetta, ho sempre pensato che se Gesù
non mi portava presto in Paradiso, la mia sorte sarebbe quella della colomba
di Noè, che un giorno il Signore aprirebbe la finestra dell'arca
e mi direbbe di volare lontano, molto lontano, verso sponde infedeli, recando
il ramoscello d'olivo. E questo pensiero mi ha dilatato l'anima, mi ha
librato al di sopra del creato intero. Compresi, Madre mia, che anche al
Carmelo possono esservi separazioni, che soltanto in Cielo l'unione sarà
completa ed eterna; perciò ho voluto che l'anima mia abitasse già
nei Cieli, che non considerasse le cose terrene se non da lontano... Accettai
non soltanto di esiliarmi in mezzo ad un popolo sconosciuto, ma, ciò
che mi era molto più amaro, accettai l'esilio per le sorelle mie.
Non dimenticherò mai il 2 agosto 1896, giorno della partenza dei
missionari in cui seriamente si trattò della partenza di Madre Agnese
di Gesù. Ah ! non avrei voluto fare un solo gesto per impedirle
di partire, tuttavia sentivo in cuore una grande tristezza, e trovavo che
la sua anima così sensibile, così delicata, non era fatta
per vivere tra anime che non saprebbero comprenderla. Mille altri pensieri
facevano ressa alla mia mente, e Gesù taceva, non comandava alla
tempesta... ed io gli dicevo: Mio Dio, per vostro amore accetto tutto,
voglio soffrire fino a morire di dispiacere, se lo volete . Gesù
si contentò della accettazione, ma qualche mese dopo sì parlò
della partenza di Suor Genoveffa e di Suor Maria della Trinità.
Allora fu un altro genere di sofferenza, molto intima, molto profonda:
mi rappresentavo tutte le prove, le disillusioni che esse avrebbero avuto
da sopportare.. Insomma, il mio cielo [interiore] era carico di nubi,
soltanto il fondo del mio cuore rimaneva calmo ed in pace.
Diletta Madre, la sua prudenza ha saputo scoprire la volontà
di Dio, e da parte sua Ella proibì alle novizie di pensare a lasciare
la culla della loro vita religiosa adesso; tuttavia Lei comprendeva le
loro aspirazioni, poiché nella sua giovinezza aveva chiesto di andare
a Saigon; è così che spesso i desideri delle madri trovano
una eco nell'anima dei figli. Carissima Madre, come lei sa, il suo desiderio
apostolico trova una eco molto fedele nell'anima mia; mi lasci confidarle
perché ho desiderato, e desidero ancora, se la Madonna mi guarisce,
lasciare l'oasi deliziosa ove vivo così felice sotto lo sguardo
materno, per andare in terra straniera.
Lei mi ha detto, Madre, che per vivere nei carmeli stranieri bisogna
avere una vocazione particolare; molte anime vi si credono chiamate senza
esserlo in realtà; mi disse anche che io avevo questa vocazione,
che l'unico ostacolo era la mia salute. So bene che questo ostacolo sparirebbe
se il buon Dio mi chiamasse lontano, perciò vivo senza nessuna preoccupazione.
Se dovessi un giorno abbandonare il mio caro Carmelo, ah ! non sarebbe
davvero senza uno strappo. Gesù non mi ha dato un cuore insensibile,
ma proprio perché il mio cuore è capace di soffrire, io desidero
che dia a Gesù tutto quello che può dare. Qui, diletta Madre,
io vivo senza nessun fastidio per le cure della miserabile vita terrena,
non ho da adempiere che la dolce e facile missione da lei affidatami. Qui
sono colmata dalle sue cure materne, non sento la povertà, non avendo
mai mancato di nulla. Ma qui. soprattutto, sono amata, da Lei e da tutte
le sorelle, e questo affetto mi è dolcissimo. Ecco perché
io sogno un monastero ove sarei sconosciuta, dove avrei da soffrire la
povertà, la mancanza di affetto, l'esilio del cuore, insomma.
Ah, non è davvero nell'idea di essere utile al Carmelo che mi
riceverebbe, che io lascerei tutto quel che mi è più caro;
sicuramente farei del mio meglio, ma conosco la mia incapacità e
so che, pur facendo del mio meglio, non arriverei a far bene, non avendo
nessuna pratica delle faccende terrene, come dicevo più innanzi.
Mio unico scopo sarebbe di compiere la volontà di Dio, di sacrificarmi
per Lui nel modo che gli fosse gradito. Sento con certezza che non avrei
nessuna delusione, perché quando ci si attende una sofferenza assoluta,
senza nessun temperamento, la più piccola gioia diviene una sorpresa
insperata; e poi, Lei lo sa, Madre, il patimento diventa la più
gran gioia quando lo si ricerca come il tesoro più prezioso. Oh,
no! non vorrei partire con l'intenzione di gioire del frutto delle mie
fatiche: se questo fosse il mio scopo, non sentirei la pace soave che m'inonda,
ed anzi, soffrirei di non poter realizzare la mia vocazione per le lontane
missioni. Ma da molto tempo io non mi appartengo più, sono totalmente
abbandonata a Gesù. Egli è perciò libero di far di
me ciò che gli piacerà. Mi ha dato l'attrazione di un esilio
completo, mi ha fatto comprendere tutte le sofferenze che vi troverei,
chiedendomi se volevo bere quel calice fino alla feccia : subito ho voluto
afferrare la coppa presentatami da Gesù, ma Egli, ritirando la mano,
mi lasciò capire che si contentava della accettazione.
Anche questa descrizione della sua vocazione può sembrare talmente
semplice da far pensare che potessero essere soltanto dei pensieri vuoti,
senza nulla di concreto. Invece se si guarda bene S. Teresina era una donna
che ha preso sul serio la propria vita : nella sua semplicità, riesce
a realizzare con determinazione la sua vocazione di entrare al Carmelo,
il suo cammino spirituale che si presenta difficile fino ad affrontare
la morte a soli 24 anni.
Essa è ben consapevole del compito della sua vocazione, come
scrive un anno prima di morire :
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