di Ernesto Ugazio,
docente storia delle religioni
Lo stato di solitudine
che alle volte sorprende l'uomo non è mai un avvenimento del tutto
materiale ma coinvolge sempre la ragione e quel sentimento di religiosità
inconscia che si fa storia dell'uomo e lo accompagna per tutta la vita.
Le cause del suo insorgere nella maggior parte dei casi risiedono nel
tipo di realizzazione spirituale in quanto l'uomo nel suo desiderio di
conoscere e di godere del mondo che lo circonda rischia di compiere pregiudizievoli
errori di valutazione scambiando ciò che è caduco per una
realtà permanente ed eterna.
Si constata infatti nell'essere umano un insaziabile desiderio d'infinito:
è la ricerca inconsapevole di Dio che egli deve imparare a scoprire
dentro di sé.
Numerose sono le difficoltà da superare prima di acquisire la
capacità di liberarsi dalle istanze dei propri impulsi psichici
ed emotivi connessi alle varie situazioni e condizioni di vita
I tempi forti dello spirito postulano la ricerca e l'accettazione dell'aiuto
di un maestro spirituale che fin da epoche antichissime era posto al centro
di ogni esperienza religiosa. Allora viene da domandarsi che cosa è
necessario sapere per risollevarsi da quel senso di smarrimento e si solitudine
e riprendere il cammino per non soccombere all'inevitabile dolore?
C'è un decalogo della quotidianità dettata da quel grande
Papa Giovanni XXIII per farci scoprire il Dio della tenerezza e della misericordia.
Sono 10 punti che hanno per titolo
"Solo per oggi":
1) cercherò di vivere alla giornata, senza voler rischiare il
problema della mia vita tutto in una volta;
2) avrò la massima cura del mio aspetto; vestirò con
sobrietà; non alzerò la voce; sarò cortese nei modi;
non criticherò nessuno; e non pretenderò di migliorare o
disciplinare nessuno tranne me stesso;
3) sarò felice nella certezza che sono stato creato per essere
felice; non solo nell'altro mondo, ma anche in questo;
4) mi adatterò alla circostanze, senza pretendere che le circostanze
si adattino tutte ai miei desideri;
5) dedicherò 10 minuti del mio tempo a qualche lettura buona
ricordando che come il cibo è necessario alla vita del corpo, così
la buona lettura è la vita dell'anima;
6) compirò una buona azione e non lo dirò a nessuno;
7) farò almeno una cosa che non desidero fare; e se mi sentirò
offeso nei miei sentimenti, farò in modo che nessuno se ne accorga;
8) mi farò un programma; forse no lo seguirò a puntino,
ma lo farò e mi guarderò dai due malanni: la fretta e l'indecisione;
9) crederò fermamente, nonostante le apparenze, che la buona
provvidenza di Dio si occupa di me come nessun altro esistente al mondo;
10) non avrò timori. In modo particolare non avrò paura
di godere di ciò che è bello e di credere alla bontà.
Il Decalogo termina con le parole:
"Posso ben fare, per 12 ore, ciò che mi sgomenterebbe se
pensassi di doverlo fare per tutta la vita!"
Basta a ciascun giorno il suo affanno.
Prof. Ugazio Ernesto
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