Un grande Giubileo per un grande ritorno al Padre
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Il
sacramento della riconciliazione in crisi ?
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Passando per
Roma, come anche per le altre città che verranno coinvolte dal grande
Giubileo del 2000, si possono notare scomodi ma indispensabili cantieri
per il restauro di Cattedrali, monumenti, palazzi, strade, piazze...
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Come non fare riecheggiare dentro la nostra coscienza le parole del Papa,
affinché la preparazione all'Anno Santo favorisca un ben più profondo "restauro"
a livello di vita personale e sociale? Nella riscoperta del volto del Padre
e per essere davvero proiettati a vivere la Carità, non possiamo non riscoprire
il sacramento della riconciliazione. Si parla di sacramento in crisi, proprio
quando sempre più si affollano gli studi di altri "santoni laici"... Ma
ripercorriamo un brano del Manzoni che può diventare parabola. Emerge la
potenza di Dio che tocca i cuori anche più incalliti e la soavità dell'amore
del Pastore che sa accogliere, mostrando la smisurata misericordia divina.
"I PROMESSI SPOSI" UNA SAPIENZA SEMPRE ATTUALE
Il cardinale Federigo, intanto che aspettava
l'ora d'andar in chiesa a celebrare gli uffizi divini, stava studiando,
com'era solito fare in tutti i ritagli di tempo, quando entrò il cappellano
crocifero, con un viso alterato. "Una strana visita, strana davvero,
monsignore illustrissimo!". "Chi è?", domandò il cardinale. "Niente
meno che il signor...", riprese il cappellano; e spiccando le sillabe
con una gran significazione, proferì quel nome che noi non possiamo
scrivere ai nostri lettori. Poi soggiunse: "è qui fuori in persona;
e chiede nient'altro che d'esser introdotto da vossignoria illustrissima".
"Lui!" - disse il cardinale, con un viso animato, chiudendo il libro,
e alzandosi da sedere: "Venga, venga subito". "Ma..." replicò il cappellano
senza muoversi: "Vossignoria illustrissima deve sapere chi è costui:
quel bandito, quel famoso...". "E non è una fortuna per un vescovo,
che a un tal uomo sia nata la volontà di venirlo a trovare?" [...] Appena
introdotto l'innominato, Federigo gli andò incontro. [...] Federigo:
"Voi avete una buona nuova da darmi, e me la fate tanto sospirare?".
"Una buona nuova, io? Ho l'inferno nel cuore, e vi darò una buona nuova?
Ditemi voi, se lo sapete, qual è questa buona nuova che aspettate da
un par mio". "Che Dio v'ha toccato il cuore, e vuol farvi suo", rispose
pacatamente il cardinale. "Dio! Dio! Se lo vedessi! Se lo sentissi!
Dov'è questo Dio?". "Voi me lo domandate? voi? E chi più di voi l'ha
vicino? Non ve lo sentite in cuore, che v'opprime, che v'agita, che
non vi lascia stare, e nello stesso tempo v'attira, vi fa presentire
una speranza di quiete, di consolazione, d'una consolazione che sarà
piena, immensa, subito che voi lo riconosciate, lo confessiate, l'imploriate?".
"Oh, certo! ho qui qualche cosa che m'opprime, che mi rode! Ma Dio!
Se c'è questo Dio, se è quello che dicono, cosa volete che faccia di
me?" [...] "Cosa può Dio far di voi? E perdonarvi? e farvi salvo? e
compiere in voi l'opera della redenzione? Non son cose magnifiche e
degne di Lui? Oh pensate! se io omiciattolo, io miserabile, e pur pieno
di me stesso, io qual mi sono, mi struggo ora tanto della vostra salute,
che per essa darei con gaudio (Egli m'è testimonio) questi pochi giorni
che mi rimangono; oh pensate! quanta, quale debba essere la carità di
Colui che m'infonde questa così imperfetta, ma così viva; come vi ami,
come vi voglia. Quello che mi comanda e m'ispira con un amore per voi
che mi divora!" [...] L'innominato, sciogliendosi da quel-l'abbraccio,
si coprì di nuovo gli occhi con una mano, e, alzando insieme la faccia
esclamò: "Dio veramente grande! Dio veramente buono! Io mi conosco ora,
comprendo chi sono: le mie iniquità mi stanno davanti; ho ribrezzo di
me stesso; eppure trovo un refrigerio, una gioia, sì una gioia, quale
non ho provata mai in tutta questa mia orribile vita!". "È un saggio",
disse Federigo; "che Dio vi dà per cattivarvi al suo servizio, per animarvi
ad entrar risolutamente nella nuova vita in cui avrete tanto da disfare,
tanto da riparare, tanto da piangere!"
(A. Manzoni, I promessi sposi, cap. 23) segue
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