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Roberto era un esule uruguayano. Aveva 28
anni, era segnato per sempre nel corpo e nella psiche dalle
torture inflittegli durante cinque anni di prigionia politica.
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Lavorava nella biblioteca dell'università, non aveva mai fatto
politica, fu arrestato per caso o per errore e attraversò l'inferno.
Roberto raccontava che nelle celle comuni i prigionieri facevano
programmi per il futuro assetto della nazione, sognavano rivincite,
si interrogavano su quale pena infliggere ai loro torturatori.
Si parlava di ergastolo, di lavori forzati, di mutilazioni, di
eliminazione o di esilio. . Unico, Roberto diceva: "Io non farò
loro niente, non vorrei mai essere come loro. Voglio essere uomo".
Ho conosciuto un uomo totalmente perdonato. […] Non basta essere
giusti per essere uomini. C'è qualcosa di più che umanizza l'uomo.
La giustizia è un atto di equilibrio, ma l'amore, il dono, il
perdono… niente di questo è equilibrato. Se l'amore non è eccessivo,
non è amore. E Gesù, infatti, lo propone come comandamento eccessivo;
non dice: ama modestamente, ma:
"ama con tutto il cuore,
ama con tutta l'anima,
ama con tutta la mente,
ama con tutte le tue forze."
(da "Il cantico del cuore",
di Ermes Ronchi, editrice Sardini)
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Il Vangelo ci offre molti spunti per scoprire, e far nostro, il
messaggio di Gesù, relativamente a quell'amore per cui così tanto
s'è battuto. Non parliamo di una lotta di potere o di prestigio.
Ciò che si poteva aspettare da un messia era il rovesciamento malcontento
generale, del dolore comune, in nome di un riscatto divino che doveva
ristabilire la giustizia a partire dalle azioni nefande degli altri.
No! Gesù muore sulla croce per salvare tutti gli uomini, anche coloro
che lo hanno ucciso. Ma se Gesù spirava perdonando chi lo aveva
crocifisso, perché costoro avrebbero dovuto essere condannati così
a lungo da noi, giusti? Il perdono zoppica nel sentiero tortuoso
dell'amore… … Così, il padrone della vigna esce di buon mattino
per raccogliere per strada i contadini da mandare a lavorare nella
sua proprietà, e ripete l'offerta in diversi momenti della giornata,
perché a tutte le ore qualcuno ha bisogno di "lavorare", ha bisogno
di guadagnarsi il proprio pane quotidiano. Verso sera, arriva l'ora
del resoconto: qualcuno ha lavorato di più, qualcuno di meno; ci
sarà chi ha faticato per tutto il giorno, al caldo; altri si saranno
dati da fare solo per qualche ora. Ma i primi ad essere pagati sono
proprio quelli che sono arrivati per ultimi, e tutti ricevono la
moneta d'argento pattuita. Coloro che hanno sudato di più si sentono
in diritto, quasi pretendono, di ricevere di più di chi ha lavorato
di meno (cfr. Mt. 20,1-16). La parabola parla chiaro, o almeno dovrebbe
essere chiara. Spesso non è tanto quello che non abbiamo avuto che
ci infastidisce, ma quello che a qualcun altro è stato dato senza
che - a nostro parametro di giudizio - lo meritasse. E allora, secondo
la nostra mentalità, il padrone della vigna non può elargire il
suo tesoro, il suo denaro, a suo piacimento, perché dovrebbe tener
conto che deve differenziare i "buoni" dai "meno buoni". Tuttavia,
Egli non vuole fare differenze: Gesù non ha differenziato morendo
in croce. |
Lo ha fatto per tutti, incondizionatamente per tutti!
Il Padrone della vigna offre un posto a tutti coloro che
accettano di lavorare, e a tutti dà secondo quanto convenuto,
che è poi la parte del non divisibile, perché dietro tutto
c'è la lezione dell'amore. L'Amore si dà a tutti, in ogni
momen-to, ed è sempre lo stesso, sia al mattino che al tramonto,
perché per dare amore non c'è mai sosta.
Vincenzo D'Agostino
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