Ho appreso
con vivo compiacimento che la F.I.E.S. ha convocato, nei giorni
13-15 febbraio corrente, la sua Assemblea Nazionale, con lo scopo
di interrogarsi sui "tempi dello spirito per una forte esperienza
della misericordia del padre". Saluto cordialmente Lei, Venerato
fratello, posto dalla conferenza Episcopale Italiana a presiedere
codesta Associazione ecclesiale, e contemporaneamente intendo
far giungere il mio pensiero affettuoso ai Presuli, ai qualificati
oratori e ai congressisti che, in rappresentanza degli Istituti
di Vita Consacrata, delle Società di Vita Apostolica, delle Associazioni
e dei Movimenti, prendono parte all'incontro. Desidero manifestare
a ciascuno vivo apprezzamento per l'opera svolta a livello regionale
e diocesano nel campo della pastorale della spiritualità, promuovendo,
ospitando, guidando le iniziative di Esercizi spirituali, Ritiri,
Itinerari di preghiera e di orientamento vocazionale. Obiettivo
principale della vostra Associazione, come recita il primo articolo
dello Statuto, è di "far conoscere e promuovere gli Esercizi spirituali,
intesi come una forte esperienza di Dio, suscitata dall'ascolto
della Sua parola, compresa e accolta nel proprio vissuto personale,
sotto l'azione dello Spirito Santo, che, in clima di silenzio,
di preghiera e con la meditazione di una Guida spirituale, dona
la capacità di discernimento, in ordine alla purificazione del
cuore, alla conversione della vita e alla sequela di Cristo, per
il compimento della propria missione nella Chiesa e nel mondo".
Pur essendo un'Assemblea di studio, l'attuale vostro congresso
si ispira, nei contenuti e nel metodo, alla fisionomia che caratterizza
le giornate dei "tempi dello Spirito": voi intendete fare un'esperienza
dell'amore del Padre che vi consenta di essere "rivestiti di potenza
dall'alto" (Lc 24, 49). Questa esperienza dell'intimità con Dio,
attraverso momenti di intensa spiritualità, di proficuo confronto
e di calda fraternità, non può non rafforzare in ciascuno il proposito
di essere testimone autentico delle esigenze della fede. In effetti,
sempre più si avverte l'anelito ad una spiritualità che si faccia
vita. Serve a ben poco meditare e pregare, se l'esistenza non
ne risulta intimamente trasformata e dalla preghiera non discendono
comportamenti consoni con le esigenze della verità e dell'amore.
Illuminato e spinto dalla misericordia divina, il credente comprende
la sua vocazione ad essere "sale della terra" e "luce del mondo"
(cfr Mt 5,13 - 16). Da qui proviene il permanente invito alla
conversione che risuona nella Chiesa: "Il tempo è compiuto e il
regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo" (Mc
1,15). Le caratteristiche dei tre anni di preparazione al Grande
Giubileo ben si rispecchiano nel cammino proprio degli Esercizi
spirituali, mettendo in evidenza il valore permanente che questi
hanno per l'esistenza cristiana di tutti i tempi. Infatti, il
triennio preparatorio alla memoria giubilare del mistero dell'incarnazione
ha come fondamento ed itinerario la chiamata alla conversione,
vissuta come "pellegrinaggio" di tutta l'esistenza cristiana e
tesa a "dilatare gli orizzonti del credente secondo la prospettiva
stessa di Cristo: la prospettiva del Padre che è nei cieli" (Lett.
ap. "Tertio millennio adveniente", 49). Cristo, incontrato nell'ascolto
della Sua parola, nella celebrazione accurata dei Santi Misteri
e nella fraternità della comunione ecclesiale, manifesta il mistero
del Padre e del suo amore e svela pienamente l'uomo all'uomo,
facendogli nota la sua altissima vocazione (cfr "Gaudium et spes",
22). Di fronte allo splendore del mistero del Verbo incarnato,
ciascuno è chiamato ad essere sincero con se stesso, se vuole
avviare, nell'Adesione a lui, Redentore dell'uomo, un cammino
di autentica conversione, cammino che è, allo steso tempo, liberazione
dal peccato e positiva scelta del bene. Questo itinerario comincia
con un atto di coraggio, come quello del figliol prodigo, quando
rientrato in se stesso disse: "Mi leverò e andrò da mio padre"
(Lc 15,18). Questo cammino interiore domanda una necessaria "igiene
dello spirito", la quale si attua nel silenzio esteriore ed interiore,
facendo spazio all'iniziativa del Paraclito, medico delle anime.
L'esperienza degli Esercizi spirituali, grazie ad un congruo tempo
di preghiera e di riflessione e mediante uno stile di temperanza,
autodisciplina e sacrificio, irrobustisce l'adesione personale
a cristo. Nella docilità al soffio dello Spirito riposa il "pellegrinaggio
del cuore", frutto della grazia del Signore. "È lo Spirito Santo
che spinge ognuno a rientrare in se stesso e a percepire il bisogno
di ritornare alla casa del Padre" (Bolla "Incarnationis myste-rium",
11). Immerso nelle luci e nelle ombre di questo passaggio epocale,
l'uomo avverte il bisogno di un "sussulto della coscienza" che
non sia emozione momentanea, ma itinerario progressivo verso la
piena realizzazione di sé. Ed il credente è chiamato, mediante
un'illuminata testimonianza evangelica, ad offrire il suo contributo
perché si edifichi una società realmente attenta alle più intime
attese del cuore umano. L'abbraccio misericordioso del Padre assume
una connotazione particolare nel Sacramento che esprime concretamente
la conversione e, con la grazia del perdono, rigenera il penitente
alla vita di figlio di Dio. Avendo scelto di abitare nella "casa"
del Padre, egli ritorna fratello di tutti, siede alla comune mensa
eucaristica ed è stimolato ad attuare il dolce comando della carità:
amore per Dio e per i fratelli. Venerato fratello, grande è l'importanza
che codesta assemblea della FIES riveste per l'insieme della pastorale
in Italia. Auspico di cuore che, fedele alla sua vocazione, essa
possa contribuire a far crescere nel popolo cristiano l'anelito
verso la chiamata universale alla santità. I lavori del Convegno
pongano in risalto la congenialità profonda che esiste tra gli
Esercizi spirituali, più in generale, tra i "tempi dello Spirito"
e l'evento del Giubileo. Essi ne preparano l'accoglienza e, al
tempo stesso, suscitano negli animi una congrua risposta al dono
di grazia in esso presente. In particolare, gli Esercizi nella
prospettiva del pellegrinaggio giubilare aiutano a capire che
tutta l'esistenza cristiana deve essere "cammino" senza ripiegamento.
"Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro,
è adatto per il regno di Dio" (Lc 9,62). Mentre invoco un'abbondante
effusione dello Spirito Santo su di Lei e su quanti partecipano
ai lavori congressuali, affido ciascuno alla protezione della
Vergine Maria, Regina dei Santi, che in tutta la sua esistenza
ha saputo essere vaso accogliente della grazia e della maestà
divine. Sia Ella per ciascuno Maestra e guida di vita evangelica
e di perfezione cristiana. Con tali sentimenti, assicurando il
mio costante ricordo nella preghiera, a tutti imparto di cuore
una speciale Benedizione Apostolica.
Dal Vaticano, 11 Febbraio 1999
Joannes Paulus II
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