Il prete

Riflessioni sul sacerdozio


Fin dagli albori della sua lunga storia, l'umanità ha sentito sempre la necessità di persone le quali, in virtù di una missione a loro affidata, potessero essere mediatori da-vanti alle divinità e si relazionassero con Dio a nome di tutti gli altri. Uomini incaricati di offrire a Dio preghiere, sacrifici, espiazioni per tutto il popolo, o almeno per chi desiderava rendere culto pubblico a Dio, riconoscendo in Lui l'Essere supremo e primo principio, tendendo a lui come fine ultimo, rendendogli grazie.

Ma che significa essere sacerdote? Secondo San Paolo significa soprattutto essere servo di Cristo ed amministratore dei misteri di Dio. Ebbene, ad un amministratore si chiede di essere fedele (I Cor 4, 1-2). Il termine "amministratore" non può essere sostituito con nessun altro. Esso è radicato profondamente nel Vangelo: si ricordi la parabola sull'amministratore fedele e su quello infedele (cfr Lc 12, 41-48). L'amministratore non è il proprietario, ma colui al quale il proprietario, Dio Padre, affida i suoi beni, affinché li gestisca con giustizia e responsabilità. Proprio così il sacerdote riceve da Cristo i beni della salvezza, per distribuirli nel modo dovuto tra le persone alle quali viene inviato. Si tratta dei beni della fede. Il sacerdote, pertanto, è uomo della Parola di Dio. La vocazione sacerdotale è un mistero. Il sacerdote dona a Cristo la sua umanità, perché Egli se ne possa servire come strumento di salvezza, quasi facendo di quest'uomo un altro se stesso. Se non si coglie il mistero di questo "scambio", non si riesce a capire come possa avvenire che un giovane, ascoltando la parola "Seguimi!", giunga a rinunciare a tutto per Cristo, nella certezza che per questa strada la sua personalità umana si realizzerà pienamente. Il sacerdozio cattolico, fin dalle sue radici, è il sacerdozio di Cri-sto. È Lui che offre a Dio Padre il sacrificio di se stesso, della sua carne e del suo sangue, e con il suo sacrificio giustifica agli occhi del Padre tutta l'umanità e indirettamente tutto il creato. Il sacerdote, celebrando ogni giorno l'Eucarestia, scende nel cuore di questo mistero. Per questo la celebrazione dell'Euca-restia non può non essere il momento più importante della giornata, il centro della sua vita. Come amministratore del sacramento della Riconciliazione, il sacerdote adempie il mandato trasmesso da Cristo agli Apostoli dopo la sua risurrezione: "Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi" (Gv 20, 22-23). Il sacerdote è testimone e strumento della misericordia del Padre! Come è importante il servizio del confessionale nella sua vita! Proprio nel confessionale la sua paternità spirituale si realizza nel modo più pieno. A costante contatto con la santità di Dio Padre, il sacerdote deve lui stesso diventare santo. È il suo ministero ad impegnarlo in una scelta di vita ispirata al vangelo. Questo spiega la necessità, in lui, dello spirito dei consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza. I frutti duraturi degli sforzi pastorali nascono dalla santità del sacerdote. Questo è il fondamento! Naturalmente sono indispensabili la formazione, lo studio, l'aggiornamento; una preparazione adeguata, che renda capaci di cogliere le urgenze e di definire le priorità pastorali. Una ineludibile priorità oggi è costituita dall'attenzione preferenziale per i poveri, gli emarginati, gli immigrati. Per essi il sacerdote deve essere veramente un "padre". Indispensabili sono certo anche i mezzi materiali, come quelli che ci offre la tecnologia moderna. Il segreto tuttavia rimane sempre la santità di vita del sacerdote che si esprime nella preghiera e nella meditazione, nello spirito di sacrificio e nell'ardore missionario. Il sacerdote è chiamato ad immergersi nell'Amore del Padre. Gesù Cristo diceva ai suoi discepoli: "Quando voi pregate invocate così il Signore: Padre nostro che sei nei cieli".

E ogni volta che parlava dell'Eterno Padre non finiva di chiamarlo: il Padre vostro celeste. Anzi, in un trasporto di amore esordì un giorno in queste tenere parole: "Non vogliate chiamare nessuno sopra la terra padre vostro. Padre non avete che quello che è lassù nei cieli". Come se volesse far loro capire che tutta la bontà e la tenerezza dei padri terreni non è che l'ombra di quello che ha per noi il Padre celeste.

 

 
Roberto Dal Zilio

 
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