Editoriale

La misericordia


 

Nel 1997, in un discorso a Cracovia, la città dove fu per anni arcivescovo prima di salire al soglio pontificio, Giovanni Paolo II richiamò il significato e il mistero della misericordia del Signore: "In nessun momento e in nessun periodo storico, specialmente in un'epoca così critica come la nostra, la Chiesa ha dimenticato la preghiera, che è il grido della misericordia di Dio dinanzi alle molteplici forme del male che gravano sull'umanità e la minacciano. Quanto più la coscienza umana, soccombendo alla secolarizzazione, perde il senso del significato stesso della parola "misericordia", quanto più allontanandosi da Dio si distanzia dal mistero della misericordia, tanto più la Chiesa ha il diritto ed il dovere di fare appello al Dio della misericordia "con forti grida...". Il messaggio della divina misericordia mi è stato sempre vicina e caro... In un certo senso forma l'immagine di questo pontificato... Sì, prego incessantemente Dio perché abbia misericordia di noi e del mondo intero. L'uomo d'oggi ha bisogno dell'ANNUNCI0 della misericordia, ha bisogno delle nostre OPERE di misericordia, ha bisogno della nostra PREGHIERA per ottenere misericordia".


L'annuncio della misericordia
Gesù annuncia la misericordia di Dio soprattutto nel capitolo 5 del Vangelo di Marco, quando guarisce l'indemoniato "nella regione dei Geraseni". L'indemoniato, una volta risanato dalla potenza di Cristo, prega il Messia di stare con lui, ma il Signore non glielo permette, dicendo: "Va' nella tua casa dai tuoi, annunzia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ti ha usato". Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decapoli ciò che Gesù gli aveva fatto, e tutti ne erano meravigliati" (Mc 5, 19-20). Quell'uomo è così felice che vorrebbe vivere sempre con Gesù, come Pietro avrebbe voluto rimanere sempre sul Tabor, dove aveva intravisto il Cristo glorioso, il suo volto divino. L'ex indemoniato non può soddisfare questo suo legittimo desiderio, e allora, ugualmente felice e sereno, proclamale meraviglie di Dio nella terra in cui è nato e cresciuto. Una caratteristica della misericordia è proprio quella di portare gioia dove prima c'era tristezza e dolore, sofferenza e disperazione.

L'opera di misericordia
T
utti noi siamo chiamati ad essere misericordiosi sull'esempio di Gesù e del Padre. Alla fine della parabola del buon Samaritano (inventata proprio per il dottore della legge interessato a conoscere chi fosse veramente il suo prossimo) Gesù esorta: "Va' e anche tu fa lo stesso" (Lc 10, 37). Anche a noi è rivolto questo invito, perché anche noi dobbiamo metterci accanto ad ogni uomo piagato nel corpo e nello spirito. Siamo dunque buoni samaritani se accettiamo anche noi di essere curati, salvati, convertiti, trasformati dal buon Samaritano Gesù. Il rapporto con gli altri deve aprirci gli occhi sul nostro rapporto con Dio: è autentico o solo superficiale, farisaico, formalistico? Dobbiamo vedere Dio negli altri, allora sarà genuina anche la nostra misericordia nei loro confronti.

La preghiera di misericordia
E'
molto importante e gradito a Dio pregare per ottenere misericordia ad ogni anima. Stupenda è l'icona dell'intercessione di Abramo in favore di Sodoma (Gn 18, 22-23). Sembra piegare Dio al suo grido di misericordia. La preghiera di Abramo è ardita ma nello stesso tempo umilissima: "Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere" (Gn 18, 27). Abramo cerca qualche giusto in quella città perversa e peccatrice.

Non lo trova, in realtà. Eppure la sua umile domanda allontana da Dio il proposito di distruggerla. Anche se non c'è un giusto, c'è, fortunatamente, la misericordia di Dio. Il cristiano, anche se pieno di colpe, non ha ragione di disperarsi: "Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto. Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo" (1 Gv 2, 1-2).

L'abito nuziale della misericordia
M
atteo 25 ci presenta la parabola delle dieci vergini, cinque sagge e cinque stolte.In un'antica icona le vergini non tengono in mano la lampada, ma un cuore. Oppure la lampada ha la forma di un cuore. Ciò significa che vanno incontro allo sposo "con il cuore", cioè con la misericordia. E' la misericordia l'abito nuziale per lo sposo. Lo sposo le riconosce perché vede in esse i propri lineamenti: lui è misericordioso, mite e umile di cuore. Sono tutte vergini, eppure solo cinque sono sagge: sono sagge appunto perché hanno con sé l'olio della misericordia. Con la mancanza di olio, Cristo ci mostra la meschinità delle fatiche: esse erano magre e non grasse di amore e di misericordia. Cristo, che ebbe compassione di noi, indicò la misericordia con l'immagine dell'olio, perché come Lui ha avuto compassione di noi, così anche noi siamo compassionevoli con i nostri compagni. Con l'olio della misericordia era unta la condotta delle vergini sagge, per questo rimasero intatte" (Narsai di Edessa). Senza la misericordia, la stessa purezza è un valore morto, inservibile. Per essere riconosciuti come amici, intimi di Gesù, bisogna possedere in cuore la sua stessa misericordia.

Misercordia verso noi stessi
I
I Signore ci ha imposto di amarci, di volerci bene, cioè di amare noi stessi. Solo così saremo capaci di amare molto gli altri. "Ama il prossimo tuo come te stesso" (Lc 10, 27). Non è una cosa faci le voler bene a se stessi come vuole il Signore, cioè cercare il vero bene di noi stessi: "La misericordia più difficile è quella verso se stessi, quando ci si sco pre fragili, quando si scoprono i propri limiti, quando ci si scopre miseri" (Don Giussani). Guardiamo a noi stessi con occhi esigenti, con sincerità, con obiettività, ma non facciamolo con freddezza, con disprezzo. Siamo misericordiosi anche verso noi stessi, con la stessa misericordia che il Signore nutre a nostro riguardo.

Conclusione
L
a misericordia di Dio, rivelata compiutamente dal volto di Cristo, porta sempre gioia anche in mezzo alla più nera disperazione. Promuove il bene dell'uomo, sa trarre il bene addirittura dal male, non solo assolve ma dona vita e grazia. Ma è necessario che anche noi, toccati dal perdono misericordioso di Dio, siamo a nostra volta misericordiosi con i fratelli, sull'esempio di Cristo e del Padre. Dobbiamo vedere Dio negli altri e servirli con umiltà, perché anche noi abbiamo bisogno del buon Samaritano, che è Gesù il Salvatore. La misericordia autentica ci invita a vedere nell'altro solo ciò che è buono e bello. E tutto questo ci è facilitato se preghiamo, se invochiamo misericordia sugli altri e per gli altri. E' la preghiera di intercessione che ci mette a contatto diretto col Dio misericordioso. E non dimentichiamo che dobbiamo essere tali anche nei confronti di noi stessi: non guardiamoci con disprezzo, usiamo anche verso noi stessi quella misericordia che il Signore nutre sempre in noi, con un'assoluta fedeltà al suo piano di amore. E' nel cuore della nostra debolezza e della nostra miseria e fragilità che scopriamo la presenza di Dio. Allora più facilmente porteremo il peso degli altri, la croce degli altri, che è, in definitiva, la croce di Gesù feconda di ogni grazia.

Gabriele Gnesotto
(condensato da "Tempi dello Spinto" Luglio-Settembre 2000)

 

 
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