Misericordia io voglio Stavo salendo in Valle Stretta
mentre riflettevo su quella citazione in Matteo ("Misericordia
io voglio e non sacrificio"), (Mt. 9,13) ma credo che ebbi come
la sensazione di voler renderne artificiale il senso. Cioè farlo
mio in modo forse troppo visibile. Ma l'idea di una "vocazione
alla misericordia" quella mattina mi calzava davvero a pennello.
Perché quel mattino di luglio, il 15, all'appuntamento annuale
con i "Garcon en ciel " ero salito com battuto. Quest'anno il
terzo sabato di luglio cadeva il 15. Il giorno in cui, come ogni
anno, davanti ad una croce con incisi i nomi di chi è passato
lassù, in quella vallata, preghiamo perché la nostra fede rimanga
viva nonostante il dolore per la perdita di persone a noi care.
I nomi sono circa 80, ed ognuno di essi porta con sé, inevitabilmente,
altri nomi che qui in terra piangono e pregano per loro. Quel
giorno, lo ricordo bene, una tale agitazione si dibatteva dentro
di me! Oggi so per certo che quel particolare stato d'animo si
doveva a qualcosa che conoscevo bene: il rimorso. Quel rimorso
che se non porta al pentimento e magari al perdono, ti svuota
con la voracità di un tarlo. Ed io lo sentivo vivo quel rimorso.
E per essere sincero, devo dire quei rimorsi. Perché quel giorno
portai ai piedi di quella croce il mio cuore lacerato (da me stesso)
in tre parti... Sapevo che un tempo avevo por tato rancore a Marco,
sapevo che avevo fatto soffrire molto... (chiamiamola) Roberta,
e sapevo che un tempo avevo conosciuto il perdono nella mia prima
vera confessione (e mi turbava pensare che forse non sono un buon
cristiano). Sì perché allora... Io ricordo bene... tutto mi sembrava
diverso... era l'Aprile del 1992... in quell'anno avrei fatto
il mio primo Campo estivo in parrocchia. Già da tempo mio padre
mi proponeva ogni estate di andare in colonia, ma per un ragazzino
non poco timido e riservato come me, poteva addirittura sembrare
una tortura pensare di dover restare lontano da casa per giorni
e giorni. E poi, con altri come me (che per me era impossibile
ritenere come me), che neanche conoscevo. Mi ero trasferito nella
mia attuale zona solo da qualche mese e nel mio condominio venne
ad abitare, qualche settimana dopo di me quello che sarebbe poi
diventato il mio più grande amico, S. Fu lui che nel gennaio del
1992 mi portò all'oratorio della SS. Trinità. Il gioco era fatto
anche con me: presto sarei stato anch'io un ragazzo dei Campi
(che non è poco!). Ma ancor più incisivo fu che S. mi svelò il
segreto che mi avrebbe negli anni risollevato dalle mie cadute
(ne era sicuro di questo, io di meno, anche se mi chiedevo spesso
se c'era un perdono per certe "cosacce del cuore" che turbano
tutti gli adolescenti). La risposta, una notte di quel lontano
Aprile 1992... infilato tra tutti quei credenti che seguivano
il Cristo nella sua Via Crucis di qualche millennio prima, era
lì davanti a me, un colosso enorme, vestito di bianco, la mano
grande ma tenera. Poi una voce suadente... "Quando vieni a trovarmi...".
E poi la mia prima vera confessione, la prima volta che lui mi
avrebbe detto. "lo ti assolvo dai tuoi peccati...". Così anch'io
conoscevo la misericordia di Dio, finalmente! Pensavo... mi ha
perdonato... In quel farfugliare di ricordi e quella visione a
me così cara, mi apparve la tenera figura di Marco con quel dolce
sorriso e quella risata trascinante che mi confortava per quel
rancore (di cui vi ho parlato)... Lo ricordo bene... mi aveva
detto... ...Dimmi la verità, quando io e tuo fratello avevamo
litigato, a te non andava giù vero? Ti vedevo che mi salutavi
appena appena... E rideva perché tutto era passato, tra lui e
mio fratello, tra lui e me. E ridevamo... allora! Pensavo... mi
ha perdonato... Poi una lacrima mi è scesa da sola. E poi tra
tutta quella gente alla Messa in Valle, cercai gli occhi di lei,
e il suo sguardo mi rispose, nel più piccolo degli istanti mi
cullò in un abbraccio infinito che mi scioglieva (alme no per
un momento) quel nodo fitto che avevo in gola. Pensai... mi ha
perdonato... Da sempre padrone a metà del mio cuore, dibattuto
tra un Amore e l'Altro, ripensavo ancora a quel passo ("Misericordia
io voglio non sacrificio") perché avevo davvero sperimentato,
adesso, la vera misericordia del perdono. Vincenzo D'Agostino
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