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Anno 2000: finalmente
ci siamo! Qualche tempo fa (ormai
qualche anno), su questa rivista scrivemmo una serie di articoli interrogandoci
sul significato di questo anno fatidico, aspettato con un accaloramento
festaiolo da molte persone (almeno nel mondo occidentale). |
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In uno di questi, ci si chiedeva cosa aspettarsi da questo "anno
2000", come si sarebbero potuti risolvere molti problemi, di quali
progressi scientifici avrebbe beneficiato l'umanità, quali risposte
si sarebbero trovate,... Ma invece non è stato e non è così. Pur
progredendo notevolmente, restano ancora più grandi i limiti con
i quali ci si scontra. Di alcuni di questi limiti scrive in un
breve ma interessante articolo pubblicato su "La Stampa" del 28/4/99,
Piero Bianucci ("Anche la scienza ha i suoi confini: non sarà
mai più forte dei misteri"): "Prendete un grande foglio bianco
e disegnateci in mezzo un tondino largo come una moneta. Si può
immaginare che lo spazio dentro il tondino sia la scienza, il
resto l'ignoto. Il circoletto - dunque - segna il confine tra
ciò che sappiamo e ciò che ignoriamo. Bene. Il tondino della scienza
nell'ultimo secolo si è incredibilmente allargato. Ma la circonferenza,
il confine con l'ignoto, cresce di pari passo. Lo sviluppo della
scienza, perversamente, comporta una proporzionale dilatazione
della nostra ignoranza. E' raro che gli scienziati riflettano
sui limiti del loro sapere. (...)" Più si conosce, si scopre,
e maggiore è la coscienza delle cose che sono ancora da scoprire,
di come l'universo sia ben lontano dall'essere compreso totalmente.
"Attenzione, però. Ci sono due tipi di limite. Il primo è quello
suggerito dalla circonferenza del cerchio: più il sapere avanza,
più si allargano gli orizzonti dell'ignoto. E' un limite abbastanza
ovvio, che gli scienziati ammettono quasi con masochistico piacere
perché l'impari sfida li pone in una luce eroica. Il secondo tipo
di limite, invece, è intrinseco: ci sono cose che non potremo
mai sapere. Cose che, già a priori, ci sono precluse per sempre.
(...) In cosmologia, ad esempio. Per definizione i cosmologi tentano
di descrivere l'universo nel suo insieme. Ma essi stessi sono
immersi nell'universo. C'è da dubitare che si possa capire a fondo
come è fatto un palazzo stando confinati in uno sgabuzzino. Nessun
cosmologo potrà mai osservare l'universo nel suo insieme, dall'esterno,
né nella sua estensione spaziale né in quella temporale. Tanto
meno potrà applicarvi il metodo sperimentale: il cosmo è per sua
natura un esperimento unico. Ma nella scienza l'esperimento deve
essere riproducibile... Altri limiti intrinseci si annidano nella
mente umana: dagli organismi più primitivi fino all'Homo sapiens,
il cervello si è evoluto con obiettivi diversi da quelli della
pura conoscenza razionale del mondo; anzi, la nostra razionalità
è forse soltanto marginale, un incidente evolutivo. Ancora: ci
sono limiti nella nostra logica, come il teorema di incompletezza
di Goedel suggerisce; limiti tecnologici determinati dalle dlmensioni
fisiche dell'uomo rispetto al microcosmo subatomico e al macrocosmo
delle galassie; limiti legati alla complessità, che sfocia in
un caos imprevedibile. Dunque dobbiamo disperare? Siamo condannati
all'ignoranza?" La conclusione dello scienziato inglese John D.
Barrow, professore di astrofisica all'Università del Sussex è
questa: "Un mondo che fosse tanto semplice da poter essere compreso,
sarebbe troppo semplice per contenere osservatori in grado di
comprenderlo". Eppure di conoscenze l'umanità né ha molte: la
genetica, la fisica atomica, I'esplorazione del cosmo,... Ma quanti
limiti sono presenti negli stessi uomini! Ancora oggi si ripresentano
gli egoismi del passato, che schiacciano le persone, addirittura
intere popolazioni costrette alla povertà per I'ingordigia di
pochi che possono vivere nel lusso, mentre addirittura il cibo
e l'acqua diventano qualcosa che non è facile arrivare ad avere;
di fianco alla navigazione interplanetaria e virtuale si trova
la miseria di chi chiede pane, di chi chiede affetto, di chi chiede
quel minimo di dignità che ogni uomo deve avere. È un nuovo millennio
senza speranza, quello che si è aperto? Siamo solo piccoli esseri
persi nell'immensità del cosmo, che si spintonano tra di loro
per avere una porzione di materia in più, che pensiamo ci dia
un qualche sollievo? Chissà, cosa penserebbe di tutto questo il
Creatore dell'universo, Colui che può guardare la Sua opera nella
completezza? Forse un giorno potremmo arrivare ad avere una visione
globale del cosmo, eppure chissà come sarà l'uomo, se sarà riuscito
a migliorare, anche di poco, ad avere una visione del mondo, dell'umanità,
che si avvicini a quella del Creatore, che giusto 2000 anni fa,
un certo Gesù ha manifestato.
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Vittorio Germone
Feliciter
L'ing. Marco Boretto,
il nostro Direttore,
domenica 09 / 07 / 00 ore 10,30 sposa la Signorina
Laura Bertolina
Feliciter in Domino!
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